Quando l’anima si fa udire

Il viaggio dell'anima Aggiungi un commento

cinque-tibetani-2Risalire la corrente del fiume per tornare alla sorgente“. È lì che l’acqua si mostra nella sua originaria purezza. È un po’ come “tornare alle radici” all’istante della nascita, al momento – anzi ai momenti, poiché sono molteplici le nostre rinascite – dell’apertura degli occhi sul mondo che ci ha accolto. È un pensiero, questo, che pare sorvolare la crosta terrestre, un “volo” dell’anima che s’appresta a scegliere il “luogo” ove penetrare; in quale corpo, in quale forma distendersi per cominciare un altro “viaggio”.

Quanti mondi ci hanno accolto? Quanti ne abbiamo abitato? In quante diverse realtà ed epoche ci siamo “risvegliati” dopo esserci “addormentati” in altrettante? E qual’è l’insegnamento che ne abbiamo avuto? È forse, questo, parte dei nostri ricordi, oppure ne siamo totalmente ignari, aggrappati come siamo al “vascello terrestre” che oscilla fra le onde dell’oceano turbolento, alla ricerca disperata di un equilibrio che pare irraggiungibile?

No, la mente non ricorda… non può ricordare! Essa entra in azione solo nell’istante in cui s’aprono gli occhi terreni, ed il suo arco visuale è univoco e limitato. Per “sapere”, per “conoscere”, bisogna in qualche modo “uscire” dall’involucro fisico, sorvolando gli orizzonti che gli si pongono dinanzi poiché solo l’anima può “ricordare“. Ovviamente questo non è un invito ad “abbandonare” il corpo, poiché è il mezzo che ci è dato per questo “viaggio”, quanto il provare a condurlo per sentieri non comuni, apparentemente insoliti e scarsamente frequentati. Non che sia semplice l’incamminarvisi, ma senz’altro le prospettive che si svelano allo sguardo di colui che vi si addentra col desiderio di “Conoscere” ciò che c’è al di là, ed il bisogno di “Udire” quella “Voce” che sa saziare il cuore, ne rendono lieve il “cammino”.

La mente “non ricorda“, ma è un terreno assai fertile se coltivato con amore. In questi anni di evoluzione interiore, ho scoperto la vastità che può raggiungere il nostro “pensiero“, se ben guidato ed educato al “libero volo“. L’evoluzione della natura umana non sta, come si è portati a pensare, nella progressione scientifica e tecnologica raggiunta dall’uomo, non è questa l’unità di misura che ne definisce la “dimensione“. Da questo punto di vista siamo ancora “infanti” molto inesperti, giacché la tecnologia la usiamo spesso contro noi stessi!

Io credo che la vera Evoluzione appartenga invece ad una sfera affatto diversa, se non addirittura opposta, ad un’energia “bianca” ben più semplice e lineare, che scorre dentro di noi come una linfa vitale, la quale anima i nostri pensieri e le nostre aspirazioni più elevate. Tale Forza interiore proviene da una “Vastità” che va ben oltre i confini della mente. Mi viene da dire che la Scienza insita nel “Sapere dell’anima” ha proporzioni inimmaginabili se confrontata a quella dell’indagine razionale, poiché può spaziare in un Universo illimitato. Ma questo presuppone la capacità di accedervi.

Viviamo in un’epoca nella quale L’Anima si sta facendo “udire” con maggiore intensità a coloro che ne hanno riscoperto la sorgente, e questa può essere la soglia del vero cambiamento, di un nuovo orizzonte per l’essere umano. Quando parlo dell’Anima non intendo solo quella dell’uomo, ma anche quella della Terra, quella del Sole, quella dell’Acqua e di tutto il Creato che si riflette in noi. Il linguaggio del cuore ha bisogno più che mai di essere “donato” gratuitamente e praticato nell’agire quotidiano, poiché è da lì che comincia la “rinascita”. C’è speranza che ciò avvenga, nonostante le guerre interminabili e le follie umane, perché la natura dell’Anima vi anela dall’origine dei tempi. In ciascun uomo vi è sepolto questo potente cristallo pronto a risvegliarsi, ed io credo che ciò non sia invano.

Un abbraccio di anima e di cuore. Diventiamo pensieri!

Gabriele Frigerio

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