La New Age e il sessantotto: rivoluzioni dell’esistere e filosofie della consapevolezza

Geopolitica e spiritualità Aggiungi un commento

Gli anni ’60 e ’70, per certi aspetti, sono stati un punto focale per il risveglio della mente e del cuore. Da un lato la nascita della New Age con l’attrazione magnetica dell’Oriente ha portato numerosi giovani ad intraprendere il viaggio verso l’India alla ricerca di un territorio interiore che trovava in quel Paese le radici di una spiritualità innata e radicata. Dall’altro lo sviluppo di una coscienza politica, trainato dalle energie giovanili che esprimevano il bisogno di cambiare una società arroccata su vecchi schemi.

Come tutti sappiamo la rivoluzione politica del sessantotto modificò irreversibilmente il modo di vivere attaccando alle radici l’obsoleta cultura del potere per sviluppare un nuovo “agire” basato sul forte protagonismo dei giovani, portatori di ideali limpidi come “uguaglianza e libertà” e voglia di partecipazione.

La rivoluzione spirituale, invece, avvenne in modo meno dirompente ma lasciò un’impronta profonda che oggi sta cominciando a toccare il cuore di molti. I “figli dei fiori” erano come il mito della libertà  e della semplicità della vita ma erano spesso visti dalla mentalità comune come dei “perditempo idealisti”. Tuttavia le esperienze mistiche indiane tracciarono un sentiero armonico verso una consapevolezza più avanzata.

Mentre la rivoluzione politica del movimento operaio e studentesco mirava ad un benessere  più esteriore basato sulla qualità della vita e ad uno sviluppo culturale più aperto alle diversità, il “risveglio” interiore del “viaggio” spirituale percorreva un sentiero apparentemente più intimistico che aveva come obiettivo la scoperta della propria anima, della propria “essenza immortale”, attraverso un modo di vivere semplice e staccato dai beni materiali cui la massa invece tendeva. Spesso chi partiva per l’India ci restava a lungo e poi tornava a piedi scalzi indossando magari un saio, quasi avesse viaggiato in un mondo d’oltre confine.

Il fermento spirituale e politico attraversava grandi masse di giovani che, forti del loro limpido ideale, condividevano sogni e speranze inondando le strade e le piazze con i loro colori e i loro sorrisi. Uno degli appuntamenti più significativi di quel tempo fu il festival di Woodstock che produsse un’onda gigantesca che si propagò in tutto il mondo. Le parole d’ordine erano “uguaglianza, libertà, pace, amore” e attraversarono gli oceani viaggiando sugli accordi di migliaia di chitarre e nelle voci di una moltitudine di giovani. Cantautori come Bob Dylan, Joane Beez, Joe Cocker, Jimi Hendrix e molti altri erano il megafono della voglia di cambiamento. Anche il mitico viaggio in India dei Beatles contribuì ad unire le aspirazioni politiche con il bisogno innato di spiritualità che attraversava  i cuori  di numerosi giovani.

Tuttavia il contrasto con gli antichi “poteri forti” della politica innescò nel nostro Paese la deriva della lotta armata che fu nefasta e finì col dividere le energie giovanili e le speranze di cambiamento. La storia fece poi il resto con il dominio spregiudicato della televisione che, ancora oggi, è il fulcro del pensiero comune che si sta orientando sempre di più su una pericolosa china di opportunismo e individualismo. Tutto questo si vede a occhio nudo anche nel disorientamento della classe politica attuale che è figlia di quegli anni.

Ciò che vedo oggi è il bisogno di una rinascita che vada oltre i limitati confini del territorio della mente che appare frastornata da una disarmonia sempre più evidente. Il bisogno di “silenzio” si espande come un’onda che lentamente cresce, risalendo dalle profonde radici del cuore. La ricerca del Sé, del senso della vita, e la necessità di ricreare un giusto equilibrio appaiono come fresche oasi nel deserto delle globalizzazioni e degli opportunismi propugnati dai Poteri che rinchiudono i nostri pensieri.

Allora ecco che ritorna la “dolce acqua” della via interiore. Aprire gli occhi verso il vasto territorio dell’anima sviluppa nuove consapevolezze che portano la mente a risvegliarsi superando i confini dell’opportunismo dilagante. Io sono convinto che la soluzione alle quotidiane conflittualità stia in questo “Risveglio” che, a mio parere, potrà produrre un cambiamento enorme che riuscirà, alla fine, a migliorare la nostra vita e, forse,  anche la nostra “politica”.

Diventiamo pensieri!

Gabriele Frigerio

One Response to “La New Age e il sessantotto: rivoluzioni dell’esistere e filosofie della consapevolezza”

  1. Elisa Says:

    Ciao Gabriele,
    condivido a pieno quello che hai scritto. Riflettevo in modo marcato in questo periodo all’etica del profitto e dell’opportunismo. Quello che sembra stia sempre più tirando la corda, è questo presenzialismo mediatico. Il convincimento dell’uomo medio che “dormendo”, viene ulteriormente ipnotizzato dai messaggi dei media e si crea priorità che possono essere assecondate solo nell’ottica opportunistica.

    Chi ha successo conta, ha potere di convincimento: questo è quello che ormai siamo abituati ad avere davanti agli occhi tutti i giorni. Ma quel “silenzio interiore” che è il vero potere è ancora in pochi e purtroppo, se non si ha una volontà forte, è facile farsi stordire dal marasma e dalle false coscienze.

    Il tuo messaggio è molto bello e mi unisco a te nella speranza che il “Risveglio” avvenga in modo più ampio.

    Un saluto.

    Un grazie di cuore per il tuo commento. Sono certo che il “risveglio” è alle porte, presto molti apriranno gli occhi ed il cuore ed il mondo potrà cambiare “colore”. Il cristallo che abbiamo nel profondo
    è sempre vigile e pronto ad accogliere la “luce”. Un abbraccio!

    Gabriele

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