Il volo dell’anima: mille passi in un battito d’ali

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Davanti alla morte di un amico o di una persona cara tutti sentono uno strappo interiore come una sorta di richiamo che pare giungere da altri mondi. È una sensazione nitida che coglie ciascuno indistintamente sia esso ateo, agnostico o fedele ad una religione. Generalmente si motiva questo elevato trasporto emozionale ricollegandolo alla potenza dei ricordi che lasciano tracce indelebili nel cuore e nella mente di chi resta.

Eppure in quell’attimo determinante, cui nessuno può sottrarsi, avviene qualcosa di speciale, qualcosa di ultraterreno, con l’anima di chi è passato oltre. Penso che questa esperienza può essere tranquillamente considerata come un reale “contatto medianico” anche se la maggioranza delle persone la vive inconsapevolmente. Chi ha condiviso un profondo legame d’amore, di amicizia, di vicinanza, continua a parlarsi ad un livello esoterico e spirituale trasmettendosi impulsi e “vibrazioni” sottili che attraversano il cuore e la mente come onde gigantesche e travolgenti.

Se provate a rifletterci scoprirete che quella sensazione forte, che vi prende come un vortice invisibile di energia,  non arriva dalla mente che trattiene i ricordi, le immagini, le voci, ma si scatena e cresce in un territorio ben più profondo; un territorio che pare riverberare colori e melodie remoti che smuovono le acque ancestrali che sfiorano le radici più lontane del nostro essere.

Per questo nella mente si affollano migliaia di ricordi, di frammenti di vita, di parole, di emozioni che scorrono nello Spazio come una scia della quale non si vede il confine. Ciò che rimane maggiormente impresso, e non potremo mai scordare, sono gli occhi di chi ci ha lasciato. Gli occhi sono “sfere luminose ” che attraversano il tempo rispecchiando l’effettiva luce che compone l’essenza immortale di ogni essere.    Ogni sguardo è come una porta che si apre sull’Infinito. Le nostre anime si “riconoscono” in ogni attimo del “divenire” guardandosi nell’intimo e sollevandosi in un volo comune.

Per questo la “conoscenza” che condividiamo appare ben più vasta di quella che può contenere una sola vita. Vi è un respiro che viaggia nello Spazio come una lieve brezza, un vento sottile, che sfiora e unisce le essenze vitali degli esseri viventi mettendoli in relazione, facendo risuonare in ciascuno un identico “sentire” che smuove le energie interiori come un’acqua che gorgoglia nel profondo del Sé. Questo “sentire”, questo “percepire” è come uno specchio alchemico nel quale palpitano le nostre essenze che si richiamano e si parlano con il muto linguaggio dell’Amore e della Conoscenza.

Tutto questo supera i confini del tempo terreno proiettando l’anima in un volo che si accosta all’Infinito. Le forti emozioni che condividiamo in certi momenti determinanti della nostra vita sono come invisibili finestre che ci mostrano la vera realtà che fluisce armonicamente dentro e fuori di noi. Aprire le ali in questo spazio luminoso è come viaggiare alla velocità del pensiero solcando gli abissi del tempo e della memoria per giungere nelle terre della consapevolezza e della vera “Conoscenza”.

Diventiamo pensieri!

Gabriele Frigerio

4 Responses to “Il volo dell’anima: mille passi in un battito d’ali”

  1. maria grazia Says:

    Caro Gabriele
    non ho mai provato quello che tu descrivi nel tuo articolo alla morte di un amico o di un parente.
    Quello che ho provato è stato dolore, senso di abbandono, la sensazione della fine di un percorso.
    Torna alla mente come dici tu in un attimo, la strada percorsa insieme, le opportunità colte o perse ed è sempre in ogni caso, una lezione di vita, un momento di grande riflessione per il futuro che aspetta la persona viva.
    Il confine fra la vita e la morte sembra molto drastico, c’è chi però riesce a scoprire che non è così, e la separazione è meno dolorosa.
    Il comune sentire lo abbiamo anche quando partecipiamo a una manifestazione, ad un incontro per promuovere dei diritti, dei valori, delle idee. Sentiamo un’energia che si sprigiona e che riempie i cuori, fa star bene, ricarica, fa sentire un’unica anima.
    Quello che tu descrivi con tanta poesia, non so capire se è esoterico, è certamente una comunicazione fra cuori, fra menti, per tutto il resto rifletterò!
    Questa tua riflessione mi coglie in un momento in cui sto pensando alle persone morte in modo diverso dal solito, per esempio ho avuto la testimonianza di mia madre che ha sentito mio padre, morto da molti anni, accarezzargli la guancia e fermarsi un momento nel letto con lei e poi andarsene. E’ un esperienza nuova per lei e anche per me, sentirla raccontare da lei. Mi sta facendo riflettere, ma vado come si suol dire “con i piedi di piombo” come mi si addice!!!
    Con affetto
    Maria Grazia

    Come sai la vita è fatta di piccoli passi che, tuttavia spesso aprono gli occhi su orizzonti molto più vasti nei quali il nostro volo può spaziare in piena libertà. Penso che dobbiamo essere padroni del nostro corpo e della nostra mente, mantenendo i piedi per terra, ma anche scoprire l’immensa forza che abbiamo nel cuore perché è la sola che può aprirci le porte della consapevolezza.
    Un abbraccio!
    Gabriele

  2. Elisa Says:

    Ciao Gabriele,
    quello strappo interiore di cui parli l’ho provato per la morte di mio padre. La notte in cui è trapassato per vari motivi familiari, c’era disarmonia fra i parenti, ed io è come se avessi sentito e visto con i suoi occhi tutto lo sgomento che provava lui dalla sua nuova prospettiva e che ho provato di conseguenza anche io, esattamente come se stessi guardando con i suoi occhi.
    E’ stato un attimo di intenso dolore e non saprei descriverlo altrimenti che come uno strappo al cuore.

    Quando dici: “Gli occhi sono “sfere luminose ” che attraversano il tempo rispecchiando l’effettiva luce che compone l’essenza immortale di ogni essere.”

    Lo trovo molto significativo per me, perché ho sempre dato molta importanza a quello che si riesce a comunicare con uno sguardo e mai dimenticherò lo sguardo di una persona che in un solo attimo mi ha trasmesso più di mille parole. Gli occhi attingono da una profondità di espressioni infinite che hanno un linguaggio fatto di parole mai inventate. Le parole sono “termini” e in quanto tali sono finite, cioè racchiuse in una loro concettualità convenuta dalla lingua parlata, ma lo sguardo, gli occhi, vanno ben oltre.

    Aprire le ali verso lo spazio luminoso della Conoscenza: questo penso sia la massima aspirazione dell’essere umano che vuole realizzare la sua natura. Ma la strada della Consapevolezza non è semplice ed immediata per tutti e come dici nel tuo commento: “…la vita è fatta di piccoli passi…”.

    Un saluto con tutto il mio apprezzamento per i tuoi messaggi.

    Cara ELisa la sintonia che hai avuto con tuo padre in quel fatale momento è un messaggio d’amore che scorre come acqua fresca sul terreno accidentato della paura. Molte persone non “sentono” e non “vedono” perché viaggiano ad una bassa frequenza che, molte volte, le porta a smarrirsi nei grovigli della mente. Il nostro compito è di offrire, con umiltà, spiragli di luce che possano aiutare coloro che ancora brancolano nel buio ad elevarsi sopra le cime. L’aria fine delle alte vette crea sintonie armoniche che aprono i “canali” del cuore sincronizzando la nostra “vibrazione” con l’essenza di chi è già passato oltre il confine del tempo.
    Ti ringrazio per il commento e ti faccio i complimenti per il tuo blog ( LA stagione di psiche ) nel quale si coglie una perfetta “armonia”.
    Ciao.
    Diventiamo pensieri!
    Gabriele

  3. Isabella Says:

    Caro Gabri, l’ultimo dolore vissuto per la morte di qualcuno che “contava” molto nella mia vita è stato il mio nipotino, malgrado fosse avvenuta così lontano, è stato un dolore che mi ha spaccato le carni, che ha superato l’oceano nell’abbraccio che voleva unirmi ai suoi genitori, che si trovavano in un Paese tanto distante. E’ stata anche quella, vedendola ora a distanza di alcuni anni, un’occasione per “crescere” per misurarmi con sentimenti più profondi, per rendermi conto che questa vita ti può portare via un bimbo di pochi mesi e ti può lasciare una nonna di 101 anni, perché anche qui non ci sono regole, perché l’anima ha il suo compito, ha la sua “nux” e dobbiamo lasciare che si esprima nella vita e nella non-vita. Noi, viventi in una società dove il corpo sembra non voler più invecchiare, dove non riusciamo ad accettarne il decadimento, la morte viene ritenuta un passaggio che sappiamo sì esistere, ma che evitiamo di affrontare in qualsiasi occasione, dal parlarne, dal viverla come un passaggio inevitabile, tanto che quando davvero arriva nella nostra comunità, è un dramma di proporzioni quasi inaccettabili. E’ un dramma anche per chi è già sul sentiero; il corpo emana profumi, sensazioni tattili, la voce vibra, gli occhi ti guardano, la sua biografia ti ha penetrato la mente….e quando tutto questo non c’è più ….. il vuoto lasciato, è incolmabile per lungo tempo. Pensare che l’Anima continuerà il suo cammino in altri corpi o in altri Pianeti, in quello che chiamiamo lo Spazio Infinito, in disegni a lei ben definiti, ci sarà d’aiuto, soprattutto se nasceranno sempre di più Gruppi che sappiano far crescere le coscienze e che si riesca a trasmettere con tutta l’armonia possibile, che la morte è un aspetto della vita!
    Buona notte, un abbraccio, Isabella

    Cara Isabella, penso che l’intenso dolore che proviamo in quei momenti rifletta anche la paura che la persona trapassata vive nell’istante del distacco dal corpo. In un certo senso le anime si rispecchiano scoprendo l’infinita distanza che, in apparenza, pare dividerle. Ma poi sopravviene una “consapevolezza superiore” che le unisce in un abbraccio cosmico che oltrepassa le dimensioni, trasmettendo loro un senso di pace che si dilata nel cuore come un fascio di Luce Chiara. E’ in quel momento che possiamo comprendere la vera essenza del nostro essere, l’immortalità della nostra anima. Come sempre occorre aprire il cuore al flusso delle energie divine che lo attraversano per sentirsi “vita nella Vita”.
    Un abbraccio.
    Gabriele

  4. Adry Says:

    Buona sera Gabriele,
    se posso, vorrei raccontare quello che mi è successo alcuni mesi fa, a febbraio, quando è morto il mio papà.
    Per motivi che non sto qui a spiegare non ero presente nel momento in cui mio padre se n’è andato … all’improvviso ho sentito un dolore insopportabile allo stomaco, è durato una decina di minuti poi è suonato il telefono, mi davano la notizia. Ho controllato l’ora del suo decesso … corrispondeva perfettamente!
    Mi piace credere che la sua anima mi abbia cercato però vorrei avere da te una spiegazione … ti ringrazio se vorrai rispondermi.

    Caro/a Adry, molte volte ho sentito esperienze come la tua… è proprio così, loro si fanno sentire. In quell’istante, come in altri momenti determinanti, un flusso potente di energia ci unisce e crea un “contatto” che va oltre il tempo e lo spazio, lasciando piccoli e grandi segni. Sono le tracce del nostro essere cosmico, le impronte dell’Amore che vibra in noi. A volte quest’energia è udibile e visibile, altre volte risuona come una sottile emozione che sfiora il cuore lasciandovi fragranze remote che elevano lo spirito.
    Un abbraccio fraterno.
    Gabriele

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